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BIOLOGIA

Habitat

 

Il lupo è un grande camminatore capace di percorrere grandi distanze e di sopravvivere in ambienti difficili e con scarse risorse.


La sua versatilità comportamentale e alimentare

gli consente di adattarsi a vivere in vari tipi di ambienti naturali: dalle dune alle praterie, dalle aree antropizzate alle montagne. Il lupo è presente nell’Artide come nei deserti della penisola arabica, nelle foreste del Nordamerica e nelle steppe mongole. In Italia la specie è presente ad altitudini che variano dal livello del mare a oltre i 2000 m.s.l.m.


I fattori che determinano la presenza della specie

sono la disponibilità e l’accessibilità di fonti trofiche e di acqua e la presenza di una fitta copertura boschiva necessaria a creare le condizioni di tranquillità e sicurezza per la delicata fase della riproduzione.

Quando gli è possibile scegliere il lupo predilige ambienti boschivi dove oltre ad esserci più possibilità di cacciare le sue prede preferite è offerta anche una copertura vegetale.


Infatti il lupo è un animale elusivo,

che si muove durante le ore notturne e riposa durante il giorno, ma soprattutto non è molto incline agli incontri con l'essere umano.

 

 
 

STORIA

Spontaneamente

Sono stati molti i fattori che hanno influenzato la ripresa spontanea della popolazione del lupo in Italia a partire dagli anni 70 del secolo scorso. Innanzitutto la protezione legale della specie e il divieto dell'utilizzo di bocconi avvelenati sul territorio nazionale hanno portato ad una drastica riduzione delle uccisioni, sebbene il bracconaggio sia ancora oggi presente.


L’istituzione poi di un gran numero di Aree Naturali Protette ha fatto sì che tornassero a disposizione del lupo vasti territori in cui vivere in sicurezza. Nello stesso periodo sono partiti numerosi progetti che prevedevano la reintroduzione degli ungulati selvatici, sue principali prede, come cervi e caprioli e operazioni d’interesse venatorio che hanno portato alla ricostituzione della popolazione italiana di cinghiale, specie estinta in gran parte della penisola nella prima età del secolo scorso.


Contemporaneamente molte zone montane e collinari tradizionalmente abitate dall’uomo si andavano spopolando per la migrazione di intere comunità verso le città alla ricerca di lavoro, lasciando così campo libero al lupo.

Oltre ai fattori ambientali e normativi, fondamentali sono stati alcuni fattori intrinseci della specie che hanno permesso al lupo di recuperare gran parte dell’areale perduto: la produzione annuale di cucciolate numerose, la grande adattabilità della specie a colonizzare ambienti diversi, l’opportunismo alimentare e l’alta capacità di dispersione dei giovani, che compiono grandi distanze in cerca di nuovi territori e risorse.

 
 

CURIOSITA'

La leggenda del Lupo paracadutato

 

Dopo l’entrata in vigore delle leggi per la protezione della specie a metà anni ’70, del secolo scorso cominciò a diffondersi la leggenda, falsa ma ancora in voga,

che l’aumento numerico dei lupi fosse dovuto a rilasci di esemplari provenienti dal resto d’Europa o addirittura canadesi, da parte di studiosi, ambientalisti e personale delle Aree Protette;


addirittura si diceva che i lupi (come si è detto anche di vipere, cinghiali e orsi), fossero stati paracadutati!

L'unica reintroduzione di lupi è stata effettuata solamente nel Parco americano di Yellowstone,

mentre in Italia, a partire dagli anni '70, sono stati reintrodotti a più riprese diverse specie di ungulati, sia per motivi venatori, come nel caso del cinghiale, sia per motivi di conservazione, come le reintroduzioni sull’arco alpino di stambecchi, portati sull’orlo dell’estinzione nel ‘900 e oggi protetti, e in parecchie Aree Protette dell'Appennino di cervi, caprioli e camosci appenninici, quest'ultimi appartenenti ad una sottospecie presente solo in Italia.


Ultimamente a seguito dell’espansione del cinghiale è nata la leggenda dei lupi rilasciati per contrastare l’aumento di questo ungulato. Nessuna di queste leggende è vera: i lupi a partire dai pochi nuclei rimasti hanno ampliato naturalmente il loro areale in seguito a cambiamenti ambientali e alla protezione legale accordatagli.


La vignetta qui accanto, dello storico disegnatore del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Stefano Maugeri riassume simpaticamente proprio questo "ritornello" comune.

 
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