La mia Via dei Lupi

Nuovo diario di un escursionista tutto da leggere
22 Marzo 2020
La Via dei Lupi di un “Lupo Solitario”
23 Marzo 2020

di Carlo Romani
Pubblicato il 21 novembre 2018

Un tracciato che attraversa cinque aree protette tra Lazio e Abruzzo: Riserva Naturale Regionale del Monte Catillo, Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, Riserva Naturale di Zompo lo Schioppo, Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, con 53 sentieri ufficiali dislocati lungo 230 chilometri.

Ecco qui dopo un paio di mesi di preparazione con uscite mirate e sopralluoghi, cercando di camminare, dove possibile con zaino pesante per abituarmi alla fatica prolungata, sono alla fine di questa avventura: La Via Dei Lupi. Un nome affascinante che richiama alla mente storie ben più drammatiche e difficili di quella che ho appena vissuto io.
Appena sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questo percorso, praticamente tutto il mio tempo libero è stato dedicato allo studio delle tracce, dei percorsi, delle località dove fare sosta, cercando di impiegare meno giorni possibili, cioè di accorpare le tappe più corte per risparmiare un po’ sulle spese.

Le tappe originali erano:
1 Tivoli – San Polo
2 San Polo – Licenza
3 Licenza – Riofreddo
4 Riofreddo – Camerata Nuova
5 Camerata Nuova – Livata
6 Livata – Jenne
7 Jenne – Trevi Nel Lazio
8 Trevi Nel Lazio – Morino
9 Morino – Civita D’Antino
10 Civita d’Antino – Villavallelonga
11 Villavallelonga – Pescasseroli
12 Pescasseroli – San Donato Val Di Comino

Il percorso progettato da me prevedeva 8 tappe:
1 Tivoli – San Polo – Licenza
2 Licenza – Riofreddo – Camerata Nuova
3 Camerata Nuova – Livata
4 Livata – Jenne – Trevi Nel Lazio
5 Trevi Nel Lazio – Morino
6 Morino – Civita D’Antino – Villavallelonga
7 Villavallelonga – Pescasseroli
8 Pescasseroli – San Donato Val Di Comino

Così il giorno 11/06/2017, io e il mio amico Aldo, siamo partiti da Tivoli con tracce che sapevamo non troppo affidabili, lo stretto indispensabile negli zaini e tanta voglia di percorrere questi circa 200 chilometri in otto giorni. Avevamo delle stime su distanza e salita accumulata che si sono rivelate naturalmente sbagliate nella maggior parte dei casi, anche se ci sono stati errori da parte nostra nell’individuare il sentiero, per cui a fine giornata avevamo percorso sempre più del previsto. Non eravamo abituati a fare tappe così lunghe e impegnative in sequenza e questo ha pesato inevitabilmente sul morale. La sera andavi a dormire stanco sapendo che avevi solo la notte per recuperare e che l’indomani ti aspettava più o meno la stessa cosa. Per fortuna la terza tappa, (Camerata Nuova – Livata) sicuramente la meno impegnativa, ha alleggerito un po’ la situazione, dandoci un attimo di respiro e permettendoci un pomeriggio di relax, allietato anche dall’arrivo dell’amica Giovanna che ci aveva raggiunto a Livata facendoci una gradita sorpresa.

11/06/2017 – La prima tappa (Tivoli-Licenza), praticamente già percorsa a tratti in uscite diverse, non mi spaventava, erano luoghi conosciuti e infatti è passata senza problemi. Tivoli – San Polo dei Cavalieri passando per la riserva di Monte Catillo è praticamente una passeggiata nel bosco. A San Polo ci incrociamo con una gara-manifestazione, La Scarpettata, (credo da San Polo fino a Prato Favale), ad un banchetto di accoglienza ci chiedono dove siamo diretti e ci offrono un the e un po’ d’acqua, poi proseguiamo per la strada asfaltata che ci condurrà fino al sentiero per Malepasso, poi Valle Cavalera, Pratone, Campitello, discesa verso Licenza e deviazione alla Villa di Orazio: chiusa!
Il luogo di sosta (Luisella), praticamente sulla strada del percorso, dove possiamo mangiare e dormire senza ulteriori spostamenti. Lina la proprietaria, ci accoglie con vino e stuzzichini e poi ci mostra quello che stanno preparando in cucina espressamente per noi: fettuccine e ravioli, naturalmente tutto fatto a mano. Cena, passeggiata a Licenza con gelato e a dormire per affrontare la tappa successiva.

12/06/2017Seconda tappa (Licenza-Camerata Nuova). La prima parte del percorso scorre tranquilla senza particolari intoppi a parte il caldo che comincia a farsi sentire ed il peso maggiorato degli zaini a cui non siamo abituati. Arrivati a Riofreddo sosta al bar dove Aldo decide di lasciare qualcosa di superfluo per alleggerire lo zaino (sarebbe ripassato a prendere quelle cose a viaggio finito); una mezzora e ripartiamo, sbagliando l’imbocco del sentiero e ritrovandoci poco dopo sull’argine molto ripido del fiume tra rovi e macchia insuperabile. Ad essere sincero, al massimo dello sconforto, quasi decido di rinunciare. Niente da fare, torniamo indietro e finalmente troviamo la via giusta, peraltro segnata e proseguiamo con un po’ di carica in più. Tappa piuttosto lunga, dopo Riofreddo, Oricola, Rocca di Botte e finalmente Camerata Nuova. Non dobbiamo arrivare proprio in paese, Villa Arboretum si trova circa un chilometro prima. Bel posto, fresco, alberato, ben curato. Parliamo un po’ con i proprietari simpatici e alla mano, poi carbonara ½ kilo + straccetti con rucola e pachino + ottimo vino casareccio. Ninna!

13/06/2017Terza tappa (Camerata Nuova-Livata)
La più corta e la più facile. Si parte subito con 600 metri di dislivello tanto per scaldare i muscoli, ma poi diventa tutto più semplice, con saliscendi su carrarecce, sentieri e pascoli che ci portano al Prato di Camposecco; poi faggete, sentieri e ancora carrarecce più o meno tutto segnato fino a Livata, dove come già detto in precedenza ci era venuta a far visita Giovanna in compagnia dell’inseparabile Pallino che come mi vede si precipita festante verso di me. Pomeriggio relax tra birre, caffè e tranquille passeggiate nei dintorni. Verso sera Giovanna ci lascia al nostro destino. Noi ceniamo da Mamma Peppina, dove abbiamo anche la camera, in un ambiente familiare e confortevole.

14/06/2017Quarta tappa (Livata-Trevi Nel Lazio)
Aldo inizia ad avere problemi alle ginocchia e a me sembra anche un po’ annoiato, forse non era quello che si aspettava, forse pensava a qualcosa di più stimolante, comunque vuole arrivare almeno fino a Trevi Nel Lazio. Tra Livata e Jenne perdiamo più volte il sentiero per poi ritrovarlo. A Jenne piccola sosta; io parlo con gente del posto, Aldo scende in paese per prendere un panino. Ripartiamo per Trevi, attraverso un sentiero che conosciamo tutti e due, dato che lo avevamo già percorso il mese prima per un sopralluogo. Non è la stessa cosa: siamo entrambi stanchi e la temperatura non è quella della volta scorsa, almeno dieci gradi di più. Comunque salita, discesa, salita e vediamo Trevi Nel Lazio e Aldo mi comunica che il giorno dopo sarebbe tornato a Tivoli con il bus. Mi dispiace ma voglio continuare, del resto inizialmente questo viaggio era pensato in solitaria, Aldo si era aggregato in seguito e la cosa mi aveva anche fatto piacere.
Scendiamo per gli ultimi chilometri insieme. Arriviamo al bar di Gianni (BarCollando) che ci riconosce subito. Un paio di birre e arriva Luisa, la ragazza della casa dove dormiremo, che ci accompagna tra le vie del paese raccontandoci un po’ di storia del posto (lei insegna e si vede). La casa è comoda e silenziosa. Possiamo anche lavare qualche indumento. Doccia e scendiamo a fare un giro fin sulla torre del Castello Caetani da dove si gode un panorama su tutta la valle. Poi aperitivo offerto da Gianni che ci fa conoscere Franco, il titolare del ristorante Trevi proprio li di fronte. Chiaramente ceniamo li e anche bene. Conosciamo nel ristorante un assessore del comune di Trevi (Luciano Paris) che sta mettendo su un ostello per viaggiatori addirittura (aprite bene le orecchie) gratuito.

15/06/2017Quinta tappa (Trevi Nel Lazio-Morino)
La mattina del 15/06 Aldo per una strada, io per un’altra; finora abbiamo fatto metà del percorso insieme, farò l’altra metà da solo. Mi conforta il fatto che la tappa di oggi prevede, almeno nella parte finale dei posti bellissimi che già conosco, so dove dormirò, dove cenerò. Non sono del tutto solo, pochi chilometri dopo mi si accoda un cane, un Border Collie che ha deciso di venire con me, nonostante continui a scacciarlo (avrà certo un padrone che lo sta cercando). Sembra conoscere bene i sentieri e li segue talvolta guidandomi e talvolta mettendosi dietro di me e seguendomi ad un metro di distanza; sembra ben educato. Ogni tanto parte a testa bassa di corsa inseguendo qualche animale che io non riesco nemmeno a vedere e lo sento in lontananza abbaiare e guaire per poi, dopo pochi minuti ritrovarmelo dietro al passo con me. Mi lascerà dopo una ventina di chilometri (forse nostalgia del suo vero padrone) non provo nemmeno a richiamarlo, non avrebbe avuto storia con me.
Comunque passo passo mi metto alle spalle questi altri 28 chilometri e arrivo, dopo la stupenda discesa tecnica, a La Grancia, una frazione di Morino; entro a Villa Benice dove Annamaria mi accoglie come un vecchio amico o parente, mi offre un caffè, due chiacchiere e mi fa sentire subito a mio agio, come se ci conoscessimo da sempre. La stanza è bella, pulita, confortevole: mi piace! Mi piace un po’ meno quello che vedo sul mio stinco destro una volta spogliato…una grossa zecca ben piantata, sicuramente presa durante il lungo tragitto tra i boschi. Mi rivesto in fretta vado da Annamaria per sapere dove trovare un medico, lei chiama il marito che senza pensarci due volte prende l’auto e mi accompagna al pronto soccorso di Avezzano. Li in due minuti un medico la toglie, mi disinfetta e mi prescrive un antibiotico per sicurezza. Ritorno al B&B, doccia relax e poi a cena al Bar-Pizzeria Orange, anche qui gentilezza e cortesia oltre a ottime pizze e piatti vari a prezzi contenuti.

16/06/2017Sesta tappa (Morino-Villavallelonga)
Una tappa che mi preoccupava un po’ più delle altre, non so perché, ma pensavo non ci fosse il sentiero: mi sbagliavo, il sentiero c’era, anche abbastanza segnato, sebbene fosse scomparso qualsiasi riferimento alla Via Dei Lupi. Fino a Civita D’Antino, praticamente è quasi tutto asfalto, il sentiero che doveva tagliare i tornanti che salgono fino al paese, non esiste più. Ho provato in più punti ma non sono riuscito a trovarlo, se non quasi alla fine, arrivato ad un vecchio casale abbandonato, c’è una carrareccia che si perde in svariati viottoli che salgono verso il cimitero coperto che si vede poco più sopra; da qui attraverso una strada lastricata si arriva a Civita D’Antino. Proseguendo, attraversato il paese si esce per un’antica porta, si arriva a una bella e freschissima fonte: “ho dissetato i tuoi antenati, se mi rispetti sarò la tua storia” cita la scritta sopra di essa.
Incontro un pastore su un sentiero al quale chiedo come arrivare a Villavallelonga; mi spiega più o meno la strada e mi dice che il sentiero è tutto segnato. In linea di massima è proprio così, a parte sbagli da parte mia o forse qualche segno che manca, riesco a trovare la strada che taglia i tornanti della sterrata e si inerpica fino a circa 1420 metri dove stavolta si segue la stessa per un paio di chilometri e poi si lascia definitivamente per scendere verso Collelongo e poi verso Villavallelonga ormai a pochi chilometri. Arrivato sulla statale, nei pressi del primo bar, telefono a Maria, la proprietaria della casa dove ho trovato alloggio. Mi dice di aspettarla li che è vicinissimo; infatti arriva dopo pochi minuti. La casa, accogliente, è a poche centinaia di metri. Mi da anche la possibilità di usare la lavatrice per lavare qualche indumento. Nella casa c’è tutto, volendo si potrebbe anche cucinare, ma non ne ho proprio voglia; meglio sfruttare un ristorante nei paraggi e mangiare qualcosa al volo. Chiedo e mi viene consigliato il ristorante La Pineta, vicino Fonte Vecchia dove sono passato poco fa. Doccia e vado; il proprietario mi dice che è presto e che la cucina è ancora chiusa ma se voglio può prepararmi un piatto freddo: va benissimo!
Al momento va bene qualsiasi cosa, peccato non poter assaggiare le specialità della cucina (stanno anche preparando la brace), ma il piatto freddo è più che sufficiente. Sono più stanco che affamato.

17/06/2017Settima tappa (Villavallelonga-Pescasseroli)
Tappa che sulla carta si preannunciava facile. Si inizia su asfalto e si prosegue in leggera salita per 11 chilometri, incontrando di tanto in tanto delle fonti. Per fortuna macchine quasi assenti. Arrivati al rifugio Aceretta e superatolo, ci si trova dopo poche decine di metri alla fonte omonima dove termina l’asfalto ed inizia il sentiero ben segnato e senza possibilità di errore. Inizia anche la salita decisa che in circa tre chilometri sale di quasi 500 metri fino al valico Aceretta per poi riscendere tramite il Vallone Peschio di Iorio fino alla strada asfaltata per Pescasseroli.
Ho cenato in una trattoria un po’ fuori dal ‘caos’ del centro (in questi giorni mi ero disabituato alla troppa gente), e sono stato fortunato perché avevano gli Orapi che sono degli spinaci selvatici dal sapore particolare, con cui hanno preparato della pasta fatta in casa, una vera e propria specialità. Ho dormito presso l’Albergo del Sangro, proprio all’inizio di Pescasseroli, in zona tranquilla e riservata. Camera pulita e luminosa. Colazione con dolce di noci e nocciole fatto in casa dalla proprietaria Antonella: una delizia.

18/06/2017Ottava tappa (Pescasseroli-San Donato Val Di Comino)
Primi chilometri su asfalto poi sterrata che diventa sentiero segnato nel bosco. Salendo salendo si arriva ad un valico con una chiesetta molto suggestiva. C’è un vento freddo che disturba molto. Si inizia a scendere per poi risalire nuovamente fino a scollinare definitivamente. Traversata la strada asfaltata si scende per il profondo vallone, basta trovare un punto dove scendere, poi qualche segno conduce ad un sentiero abbastanza evidente che sembra allontanarsi dal paese ma poi ripiega verso di esso e con diversi tornanti piano piano lo raggiunge. Prendo un panino da un bancone ambulante di salumi, chiacchieriamo, mi chiede da dove vengo e quanta strada ho fatto. Alla fine mi offre lui il panino: non vuole essere pagato.
Incontro Marco il ragazzo dell’ostello dove alloggerò stanotte che mi mostra la camera. Doccia, mi cambio ed esco a fare un giro per il paese vecchio. Ceno da Cybus un locale molto carino, ordinato e pulito dove il proprietario/chef Angelo mentre assapori i sui piatti ti spiega come li elabora cercando la semplicità. Mangio anche delle cose non ordinate che mi vengono servite a mo’ di assaggio. Tutto molto buono e semplice senza tutti quei ghirigori che sembrano andare di moda oggi.

E’ la mia ultima tappa, domani tornerò a casa con i mezzi pubblici (bus e treno). Un po’ sono contento, un po’ mi dispiace…forse più che un po’. Ho trascorso questi otto giorni conoscendo persone in diversi posti e diverse situazioni, quasi tutti si sono mostrati disponibili, come se sentissero loro la fatica che facevo io.
Ho avuto tanti dubbi e tante incertezze mentre progettavo questo viaggio, ne ho avuti meno mentre lo facevo. Mi dispiace che Aldo non abbia potuto concludere con me questa avventura, ma questo mi ha dato modo di provare anche da solo a superare i momenti più difficili, a misurarmi con me stesso e scoprire di avere comunque la forza di andare avanti. E’ stato bello vedere posti nuovi e rivedere quelli già visti, rincontrare persone già conosciute nella fase di preparazione e conoscerne di nuove non meno interessanti. E’ stato emozionante scoprire passo dopo passo che La Via Dei Lupi esiste veramente, anche se più di una volta ho avuto dei dubbi. E’ stato interessante parlare con persone che la conoscevano e con altre che era la prima volta che la sentivano nominare, anche abitandoci sopra. In finale una bella avventura che magari il prossimo anno…chissà?

En

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi