
Il lupo è un camminatore capace di percorrere grandi distanze e di sopravvivere in ambienti difficili e con scarse risorse.
La sua versatilità comportamentale e alimentare
gli consente di adattarsi a vivere in vari tipi di ambienti naturali in caso di necessità: dal bosco alle praterie, dalle città alle montagne, ad esempio in Italia è stato avvistato ad altitudini che variano dal livello del mare a oltre i 2000 m s.l.m.
La preferenza per un tipo di habitat
rispetto a un altro di solito dipende dalla disponibilità e dall'accessibilità alle fonti di cibo, dalla presenza di copertura boschiva o di potenziali competitori, ma con buona probabilità ogni ambiente che ha risorse alimentari può essere facilmente frequentato.
Nonostante ciò quando gli è possibile scegliere, il Lupo predilige ambienti boschivi dove oltre ad esserci più possibilità di cacciare le sue prede preferite è offerta anche una copertura vegetale.
Infatti il lupo è un animale elusivo,
che si muove durante le ore notturne e riposa durante il giorno, ma soprattutto non è molto incline agli incontri con l'essere umano.
Sono stati molti i fattori che hanno influenzato la ripresa spontanea della popolazione di Canis lupus italicus. Innanzitutto la protezione legale della specie e il divieto dell'utilizzo di bocconi avvelenati sul territorio nazionale
ha portato ad una drastica riduzione delle uccisioni, sebbene il bracconaggio sia ancora oggi presente.
L’istituzione poi di un gran numero di Aree Naturali Protette a partire dagli anni ’70
ha fatto sì che il lupo avesse vasti territori in cui portare avanti tranquillamente il suo ciclo vitale, anche grazie a programmi di conservazione che prevedevano la reintroduzione degli ungulati selvatici, sue principali prede.
Inoltre nello stesso periodo molte zone montane e collinari tradizionalmente abitate dall’uomo si andavano spopolando per la migrazione di intere comunità verso le città alla ricerca di lavoro, lasciando così campo libero al lupo.
Data la sua estrema adattabilità,
attualmente si sta espandendo anche in aree non ottimali per la specie, fortemente antropizzate, e dove sono presenti attività economicamente rilevanti come l’allevamento e l’agricoltura; zone, quindi, dove i rischi derivanti dal contatto con l’uomo sono frequenti.

