Cambiamento Gestionale     15a

 
 

BIOLOGIA

Cambiare prospettiva

La popolazione del lupo in Italia è cresciuta da un centinaio di esemplari 50 anni fa a più di 2000, secondo stime recenti. La specie da animale nocivo è diventato per molti un simbolo di una natura selvaggia e nascosta da rispettare ed amare, forse anche da idolatrare per alcuni. Per altri, che non avevamo mai conosciuto il lupo prima è diventato lo spettro delle paure di una volta, il ladro di bestiame, il sanguinario uccisore di puledri e di agnelli.
Forse bisogna ripensare l’immagine del lupo e darle la sua giusta dimensione di specie fra le specie, senza imporla di fatto, ma costruendo il consenso sociale per la sua conservazione non per motivi etici o passionali, ma per il suo valore ecologico.
Non è più tempo che estremisti dell’una e dell’altra fazione si scontrino per l’esistenza del lupo, ma bisogna riportare l’immagine del lupo alla sua parvenza reale senza demonizzarlo o idolatrarlo.
E perché questo accada è necessario che venga attuata una politica di gestione della specie che tenga conto di tutte le categorie di persone, gli “stakeholder”, che possono essere interessate dalla sua presenza.
Dai camminatori che amano sentire il verso del lupo lungo i sentieri, al tecnico faunista che considera il lupo un fattore di regolazione delle popolazioni di ungulati selvatici all’allevatore che fa dell’allevamento del bestiame il suo sostegno economico.

 
 

 
 

STORIA

Dal rischio estinzione al rischio gestione

 

La storia del lupo in Italia ha avuto un risvolto incredibile.
Quando negli anni 70 del secolo scorso partì l’operazione S. Francesco per il recupero della specie, la popolazione di lupo italiana era davvero sull’orlo dell’estinzione.
Per vent’anni, regalando ogni tanto sorprese inaspettate… i primi lupi in Garfagnana, in Liguria, nel Cuneese e da lì in Francia nel Mercantour…. poi un susseguirsi di riconquiste del territorio fino all’espansione nelle Alpi, e al di là delle Alpi, con ampliamenti consistenti di anno in anno.
La storia del ritorno del lupo non è stata accompagnata da una gestione adeguata della popolazione.
Primo fra tutti a minare la sopravvivenza del lupo è il problema dei cani vaganti e dell’ibridazione antropogenica del lupo con il cane, che mette a rischio lo stesso patrimonio genetico della specie, facendo temere ora non più l’estinzione fisica del lupo in Italia, ma la sua estinzione genetica, se l’introgressione di genoma canino, generazione dopo generazione, dovesse sostituire totalmente quello del lupo. Il fenomeno dell’ibridazione è ancora poco intensamente studiato e soprattutto il tasso di ibridazione non è sufficientemente conosciuto.
Inoltre, come evidenziato da uno studio dell’Università della Sapienza di Roma che ha coinvolto decine di studiosi, benché tutti concordino che l’ibridazione antropogenica sia una minaccia per la specie, non c’è ancora l’accordo, fra gli stessi esperti, su come essa vada gestita, ad esempio se gli ibridi debbano essere rimossi definitivamente dalla popolazione selvatica oppure sterilizzati e poi rilasciati.
La definizione stessa di una soglia limite oltre la quale si può definire “ibrido” un individuo è ancora oggetto di discussione.
Per evitare una seconda e inesorabile estinzione risulta ora urgente definire una strategia di gestione efficace.

 

 
 

CURIOSITA'

Nel resto d'Europa

Nella seconda metà del secolo scorso il lupo era scomparso in gran parte dell’Europa Occidentale, tranne che nella penisola iberica e nell’Italia peninsulare.
In Gran Bretagna e Irlanda il lupo era estinto già nel diciottesimo secolo.

Sul finire del XX secolo a partire dall’Italia ha ricolonizzato la Francia orientale e meridionale, la Svizzera e l’Austria mentre dall’Est europeo, dalla Penisola Balcanica e dalla Russia i lupi si sono spinti fino in Germania, Polonia, Paesi Bassi e penisola scandinava.
In Europa c’è oggi una consistenza di circa 17.000 lupi, di cui 13-14.000 in Unione Europea, suddivisi nelle seguenti otto popolazioni: scandinava, finlandese, baltica, europa centrale, carpatica, dinaro–balcanica, alpina, italiana, iberica.
La popolazione della Sierra Morena si è estinta invece di recente in Spagna. La ricolonizzazione del lupo non è stata sempre salutata con positivo interesse ma anzi spesso nei paesi d’oltralpe i primi colonizzatori sono stati abbattuti non solo attraverso atti di bracconaggio ma anche in maniera legale.
Nella Comunità Europea il lupo è strettamente protetto dalla Direttiva Habitat e dalla Convenzione di Berna.
Alcuni paesi hanno strutturato dei piani di gestione della specie che prevedono abbattimenti selettivi in deroga alle direttive in caso di danni economici rilevanti, permessi solo se è dimostrato che ogni qualsivoglia altro metodo di prevenzione abbia fallito.
In Spagna dove il lupo era soggetto a piani di prelievo, la caccia è stata sospesa sulla spinta di tecnici e ambientalisti secondo i quali le quote stabilte stavano mettendo in pericolo la popolazione lupina spagnola, già vessata da un forte bracconaggio.
In altri paesi non appartenenti alla CE la specie è soggetta a prelievo e considerata come selvaggina; in alcuni casi è anche prevista la consegna di una ricompensa per ogni capo abbattuto e l’utilizzo delle esche avvelenate è considerato legale.

 
 

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