Rispetto           6a

BIOLOGIA

Vita di branco

 

La vita del lupo si svolge nel branco, che altro non è se non la sua famiglia. Un branco infatti è formato, seppur con eccezioni, dal maschio e dalla femmina dominanti, e dai loro cuccioli nati nell’anno in corso e da quelli nati negli anni precedenti ma che non hanno ancora lasciato il branco di origine. I branchi di lupi appenninici solitamente non superano i 6-7 individui, ma la dimensione del branco è molto variabile nel tempo, non solo da un anno all’altro ma anche in periodi diversi dello stesso anno. Non sempre infatti i membri del gruppo si spostano tutti insieme e la coppia durante il periodo della riproduzione può tendere ad isolarsi.
All’interno del gruppo vige una sorta di gerarchia basata sull'età utile a regolare i rapporti sociali fra i membri del branco, dove l’individuo dominante oltre ad essere l’individuo più prestante è anche quello con maggiore esperienza. In realtà gli individui dominanti non sono altro che i genitori degli altri componenti a cui viene affidata la leadership del branco.
Le decisioni nella vita quotidiana relative alla caccia, alla difesa del territorio e più in generale su cosa e come fare, vengono prese dalla coppia e ogni altro membro apprende da loro i comportamenti e le strategie che gli saranno utili nella sua vita futura. In questo contesto la comunicazione assume un ruolo fondamentale, attraverso la mimica di tutto il corpo i lupi dichiarano il loro ruolo e soprattutto esprimono le loro intenzioni nei riguardi degli altri: molto sviluppati infatti sono quei comportamenti che invitano alla riconciliazione.
Solo la coppia dominante è in genere quella che si riproduce nel branco e questo fattore contribuisce alla regolazione naturale della popolazione di lupi.

 

 
 

STORIA

Quando non c'era più

Fino al 1800 il lupo era presente in tutti i Paesi continentali europei. Nel corso del XX secolo, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, la specie divenne vittima di uno sterminio che coinvolse tutta l’Europa centrale e settentrionale, dovuto all’inasprimento dell'atteggiamento dell’uomo nei suoi confronti, in quanto considerata come minaccia per le sue attività, sterminio reso probabilmente più efficace dalla diffusione di armi da fuoco più efficienti e dalla facilità di reperimento dei veleni. Solo piccolissime popolazioni sopravvissero in Italia, Spagna e Grecia.
Fino agli anni ’60 in Italia il lupo era considerato dalla legge un animale nocivo, pertanto ne era consentito l’abbattimento con ogni mezzo. Anche all’interno degli storici Parchi Nazionali d’Abruzzo e del Gran Paradiso il personale, come Eufranio Chiaretti del PNALM nel 1965 qui in foto, effettuava la caccia sistematica al lupo per proteggere i pregiati ungulati simbolo della montagna: il camoscio appenninico di cui rimaneva un’unica popolazione in Abruzzo e lo stambecco, altrimenti estinto in tutto l’arco alpino.
A causa delle continue persecuzioni, della mancanza di prede selvatiche ma anche della riduzione degli habitat favorevoli dovuta all’antropizzazione del territorio, solo un centinaio di individui sopravvisse sulle zone appenniniche più isolate, mentre nelle regioni alpine e in Sicilia la specie venne completamente eliminata tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso.

 
 

CURIOSITA'

Dall'idea di rigida dominanza al branco come famiglia

 

I primi studi effettuati sul comportamento del lupo vennero effettuati da Rudolf Schenkel negli anni '30 e '40 del secolo scorso. Secondo le sue osservazioni all'interno del branco era presente una rigida gerarchia, mantenuta e ottenuta da una violenta rivalità, che prevedeva che un individuo, detto alfa, predominasse sul suo subordinato diretto, che a sua volta era dominante su un terzo individuo, e così via, in una scala gerarchica in cui l'ultimo lupo, il più sottomesso, era definito l'omega.
Schenkel aveva anche identificato due linee gerarchiche separate e parallele, quella maschile e quella femminile, con il maschio e la femmina alfa dominanti sugli altri. Tale idea venne ripresa da David Mech nel suo primo trattato sui lupi "The wolf", pubblicato negli anni '70, che ebbe un successo incredibile e portò probabilmente alla grande diffusione di questa teoria.
Lo stesso Mech però, studiando il comportamento dei lupi in natura, si accorse che questo sistema gerarchico stretto non corrispondeva alla realtà. In effetti i lupi studiati da Schenkel erano animali confinati in recinti, dove i branchi erano formati da esemplari casualmente aggregati fra loro e fra i quali si instauravano rapporti sociali alterati dalla situazione di cattività in cui erano mantenuti.
Dallo studio del comportamento sociale dei lupi in condizioni naturali, sviluppatosi in anni più recenti, gli studiosi si resero conto che il branco altro non era che l'unità sociale dei lupi e consisteva nella famiglia dei lupi, formata dalla coppia genitrice e la sua prole e che la leadership altro non era che la dominanza degli adulti sui figli, dovuta all'età e all'esperienza e non ad una supremazia incessantemente rivendicata con la forza.

 

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