Conosciamoci          2a

 
 

BIOLOGIA

Caratteristiche fisiche

Le dimensioni del lupo appenninico sono paragonabili a quelle di un cane pastore tedesco.


Dalla testa alla coda la sua lunghezza è di circa 100-140 cm,

mentre l'altezza al garrese solitamente è compresa tra 60 e 70 cm. Il peso può variare tra i 25 e i 35 Kg, raramente questi si superano nel maschio.


Non è facile distinguere il sesso degli esemplari da una rapida osservazione all'aspetto fisico,

ma in genere la femmina è poco più piccola del maschio che si presenta leggermente più robusto.

Come tutti gli animali ha una dentatura adatta alla sua dieta, trattandosi di un carnivoro i 42 denti che presenta comprendono infatti canini sviluppati per una maggiore presa e molari utili a tranciare, fra cui spiccano i denti ferini o camassiali, particolarmenti sviluppati.


Il pelo è variabile sia per lunghezza che per colore,

a seconda delle stagioni, infatti in inverno si presenta più lungo e tende al grigio, mentre d'estate è più corto e tendente al marrone rossiccio o giallastro.


Un esemplare di lupo in condizioni naturali può raggiungere 10 anni di età, arriva alla maturità sessuale a circa 2 anni, la coppia dominante si accoppia una volta l'anno e può dare alla luce da 2 a 6 cuccioli dopo circa 60 giorni di gestazione.

 
 

STORIA

Prime ricerche

 

All’inizio degli anni ’70 in Europa la zoologia era prettamente teorica, gli animali venivano raramente studiati dal vivo, e quando accadeva erano esemplari tenuti in cattività. L’idea che si aveva allora in Italia delle abitudini e del numero di lupi sul territorio derivava più che altro da credenze popolari.


In quegli anni il giovane WWF Italia, nato nel 1967,

avviò il primo progetto di monitoraggio scientifico della specie nel nostro Paese, condotto con metodi innovativi per l’Europa.


Lo studio (qui potete leggere lo storico bollettino Panda del 1979 con i dati dell'ampio lavoro di campo) stimò la popolazione di Canis lupus italicus in circa 100 esemplari isolati nelle più impervie regioni dell’Appennino (come mostra la mappa affianco): la specie era a “grave rischio di estinzione” secondo i parametri dell’IUCN,

l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, che ogni anno stila la “lista rossa” delle specie in pericolo.


Anche le sue condizioni di vita erano disperate, gli animali si spingevano di notte nei paesi alla ricerca di cibo, e si erano adattati a nutrirsi degli scarti dei macelli o addirittura dei rifiuti nelle discariche.

 

 
 

CURIOSITA'

L'impegno dell'ambientalismo

Il WWF Italia, sostenuto dal Parco Nazionale d’Abruzzo, lanciò nel 1971 l’ “Operazione San Francesco” con lo scopo di studiare il lupo e informare la società allora ignara e disinteressata sulla reale situazione della specie.


L’osservazione e la descrizione scientifica del comportamento in natura di questo misterioso predatore fu alla base della campagna, accompagnata da immagini catturate sul campo e da slogan molto forti, come il famoso “estinzione è per sempre”.


Nello stesso periodo il “Gruppo lupo Italia” costituito nel 1974 e patrocinato anch’esso dal Parco d’Abruzzo, si impegnava a raccogliere informazioni su avvistamenti e uccisioni e a riabilitare l’immagine del predatore.


A Civitella Alfedena, un piccolo borgo nel Parco, vennero istituiti nel 1976 il primo museo dedicato al lupo e la vicina area faunistica, che ospitava un piccolo branco; il centro visita attirò molti curiosi e turisti, e il contatto con gli esemplari in semi cattività rivoluzionò anche la percezione della popolazione locale.
In quegli anni,
vi fu un radicale mutamento di mentalità e una decisa rivalutazione della figura del lupo da parte dell’opinione pubblica, e contemporaneamente si imposero all’attenzione di tutti, politica compresa, i temi della conservazione della fauna selvatica e della Natura in generale.

 
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