Avviciniamoci         11a

 
 

BIOLOGIA

Socialità

Il lupo è prima di tutto un animale sociale, ovvero la sua esistenza è strettamente connessa alla capacità di interagire con i propri simili.


Il primo periodo della sua vita lo passa in solitaria alla ricerca di un partner e un territorio in cui stabilirsi, ma la maggior parte della sua esistenza si basa sulla vita di branco e della famiglia, all'interno della quale vige un ordine gerarchico.


La capacità di interagire tramite un'elevata socialità ha dato al lupo la possibilità di trasmettere alle nuove generazioni nozioni importanti acquisite con l'esperienza. Questo avviene ad esempio quando i lupi svezzano i cuccioli con i rigurgiti, trasmettendo loro l’interesse e la familiarità per un cibo o una preda piuttosto che un'altra, oppure quando modificano il loro modo di rapportarsi con altri animali, compreso l'uomo.


Inoltre le facoltà organizzative e intuitive del lupo gli conferiscono una migliore prestazione nella predazione e nelle interazioni con i conspecifici. Queste capacità sono importanti per la sopravvivenza non solo di ogni individuo ma, di riflesso, anche della specie stessa.

 
 

STORIA

I progetti Life di conservazione

 

Nel nostro Paese nell'ultimo decennio sono stati attivati diversi progetti LIFE sul lupo, finanziati da specifici programmi della Comunità Europea. Alcuni di essi sono terminati, altri sono stati rifinanziati o sono in attesa di esserlo: tutti hanno ottenuto risultati importanti lavorando su molteplici aspetti, dal monitoraggio alla gestione degli ibridi, dalla prevenzione alle problematiche relative alla convivenza con l'uomo.


Il Life Wolfnet nel Parco della Majella, in Abruzzo, ha avuto l'obiettivo di sviluppare un modello integrato condiviso tra enti, associazioni e popolazione locale che garantisca la sopravvivenza della specie diminuendone la mortalità causata dall’uomo, affrontando varie problematiche come il conflitto fra lupo e zootecnia, e monitorando i lupi con collari satellitari.


Il Life Medwolf realizzato nella Provincia Grosseto aveva lo scopo di mitigare l’impatto del predatore sulla zootecnia, e di creare una rete di associazioni di vario genere, dagli allevatori agli ambientalisti, per far emergere idee e trovare soluzioni che possano essere condivise da tutti.


Il Life Ibriwolf e il Life MircoLupo, rispettivamente nella Provincia di Grosseto e sull’Appennino Tosco-Emiliano sviluppando due approcci diversi verso una soluzione o piuttosto una mitigazione del problema dell'ibridazione del lupo.


Il Life Wolfalps sulle Alpi, zona di recente ricolonizzazione del lupo e pertanto teatro di forti conflitti, aveva come fine la massima condivisione delle informazioni raccolte dai ricercatori, per svolgere azioni coordinate in merito ai diversi aspetti della gestione, dal monitoraggio della popolazione alla mitigazione dei danni al bestiame, dalla lotta al bracconaggio al controllo del randagismo per prevenire l’ibridazione.
Recentemente il progetto è stato rifinanziato con il nome di Life Wolfalps Eu.


Tutti i progetti hanno dei siti istituzionali consultabili on-line cliccando sulle loro scritte

 

 
 

CURIOSITA'

Tecniche di genetica non invasiva

Fino a pochi anni fa per lo studio ed il monitoraggio del lupo erano utilizzati due approcci: il metodo naturalistico e la radiotelemetria.
Il primo si basava sulla ricerca dei segni di presenza sul territorio, come tracce o escrementi.
Il secondo sfruttava l’utilizzo di un sistema composto da un segnalatore radio VHF applicato ad un animale e di una radio ricevente con la quale si poteva rilevare la sua posizione, sistema poi evoluto nella tecnologia GPS.
A questi due metodi se ne è affiancato un terzo, capace di dare importanti risultati: l’utilizzo di tecniche di genetica non invasiva.
La metodologia si basa sull’analisi del materiale genetico che può essere estratto da campioni biologici come muscolo e sangue ma anche feci, saliva o peli in piccolissime quantità, permette di ottenere informazioni sulla specie di appartenenza, il sesso, fino alla caratterizzazione del profilo genetico individuale, tramite tecniche di DNA “fingerprinting”, dell’individuo a cui appartiene il materiale genetico estratto.
Le nuove tecniche permettono inoltre di ottenere informazioni sugli spostamenti degli esemplari studiati, le eventuali relazioni parentali fra di loro, il grado di ibridazione presente in individui o popolazioni.

 
 

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